I libri sono da sempre scrigno dei sentimenti umani: leggerli è uno dei nostri massimi privilegi, per alcuni un piacere assoluto. Ma lo si fa sempre meno, e con minore attenzione, prede come siamo di mille distrazioni.

In un paese che ha sempre meno lettori, e un aumento significativo di casi di violenza giovanile, Rai3 “vara” dal prossimo lunedì 18 dicembre La biblioteca dei sentimenti, un programma culturale “per giovani”, in onda dal lunedì al venerdì alle 15.20 (poi in streaming su RaiPlay).

Maurizio De Giovanni e Greta Mauro, conduttori de La biblioteca dei sentimenti su Rai3
Maurizio De Giovanni e Greta Mauro, conduttori de La biblioteca dei sentimenti su Rai3

Quindici puntate per altrettanti sentimenti, raccontati attraverso i libri di ieri e di oggi, da Maurizio De Giovanni, scrittore e drammaturgo, e Greta Mauro; in compagnia di nove millennial (giovani tra i 18 e i 25 anni) e di tre “addetti ai lavori”. Tre protagonisti del mondo culturale alle prese con le pagine di tre testi: un grande classico, un libro contemporaneo (con l’autore ospite in studio) e un saggio, a partire dal sentimento della felicità, per proseguire con seduzione, narcisismo, nostalgia, coraggio. A raccontar di felicità inizieranno Franco Arminio, Carmine Abate, Cristina Dall’Acqua, sulle pagine Siddharta di Hermann Hesse, Un paese felice di Carmine Abate, per finire con Seneca e il De vita beata.

L’educazione sentimentale

L’obiettivo del programma sarà quello di educare le nuove generazioni ai sentimenti in una Rai che riscopre (e attualizza) la sua vocazione originale: il servizio pubblico. Il progetto ha infatti un lontano parente nella storia della televisione italiana. Correva l’anno 1957 quando Avventure in libreria divenne per sette anni la prima trasmissione sui libri destinata ai ragazzi e, proprio per questo. “uno dei pochissimi tentativi per trovare un modo particolare e specifico per parlare di libri in tv”, come descritto da Aldo Grasso nella sua Storia critica della televisione italiana. Anche Avventure in libreria era infatti divisa in tre parti dedicate rispettivamente ai classici della letteratura per l’infanzia, a una novità editoriale, per finire con una panoramica di quanto disponibile in libreria.

La funzione divulgativa della Rai delle origini

Questo accadeva in un’Italia terra di dialetti, che la televisione stava unificando linguisticamente grazie a Lascia o raddoppia che, da solo un anno, tratteneva tutta l’Italia davanti ai pochi televisori esistenti. In una tv che aveva già trattato di libri ne Il commesso di libreria (1954), una trasmissione nata per iniziativa di Franco Antonicelli, amico di Benedetto Croce. Su un unico canale che non disdegnava di proporre grandi classici in prima serata: da Romeo e Giulietta a Delitto e castigo (1954); da Amleto (1955) a Medea (1957), passando per Cime tempestose (1956), Jane Eyre, Orgoglio e pregiudizio. Fino al primo romanzo italiano “raccontato” in prima serata nel 1957: il Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro, a due anni di distanza da La roba di Giovanni Verga, per la voce di Giorgio Albertazzi.

I libri in tv

Ma i libri torneranno ad aver ruolo da protagonista in tv solo nel 1990 grazie a Corrado Augias, volto e anima di Babele, rubrica culturale della seconda serata di Rai3, “madre” de La torre di Babele, programma di successo della prima serata del lunedì di La7. Una trasmissione, l’attuale, che tratta di letteratura contemporanea legata ai fatti di attualità e politica, con brevi excursus nel passato; in una forma che solo un dialogo fra amici colti, ma “generosi” del loro sapere, saprebbero offrire. In un rapporto di rara correttezza formale cui non si era più abituati in tv; in una trasmissione che Augias ambisce a trasformare in una palestra per il pensiero critico. Ma se Corrado Augias ha fatto della divulgazione culturale la sua ragione di vita professionale, i libri in tv – se non raccontati quantomeno presentati – hanno fatto la fortuna di trasmissioni come Che tempo che fa di Fabio Fazio, da poco trasmigrata con successo sui canali Warner Bros, e dei programmi di Massimo Gramellini, l’ultimo dei quali, In altre parole in onda su La7, nel trattar di libri e cultura, grazie alla sapiente complicità di Roberto Vecchioni propone, addirittura nella prima serata del weekend, “perle” di filosofia del linguaggio.

Libri, per conoscere se stessi (e rispettare gli altri)

Sono le parole del critico d’arte Tomaso Montanari che, in veste di recensore per Repubblica di Creature in bilico (Einaudi), l’ultima fatica letteraria di Nadia Fusini, anglista di lungo e glorioso corso, a offrire il miglior plauso a La biblioteca dei sentimenti:

“Forse più che ficcare nell’esausto orario scolastico un’ora di affettività, sarebbe più sensato fare bene le ore di letteratura: provando a far sentire che è lì – nei romanzi, nella poesia – che si può imparare a sentire se stessi, a riconoscere l’altro (anzi, l’altra). È leggendo che ci si abitua a guardarsi dentro, e a vedersi da fuori”.

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Di Antonio Facchin

Tecnico di marketing, esperto in comunicazione con la passione per l'editoria digitale multimediale. Di formazione classica con Laurea e Master in scienze umanistiche (foto ©SimonaFilippini)

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