Al via questa sera su La7 la seconda stagione di Una giornata particolare, il viaggio di Aldo Cazzullo nella storia, cultura e arte italiana, che sarà in onda ogni mercoledì alle 21.15, dopo Otto e mezzo di Lilli Gruber. Il programma riconferma l’idea «di riappropriarsi della storia d’Italia in modo critico e non celebrativo. Ma tenendo presente che la nostra storia non è stata solo tradire, passare al nemico e pugnalarsi a vicenda, ma ha avuto anche momenti alti in cui abbiamo dimostrato nobiltà d’animo e disinteresse. Non ne faremo un santino, ma ci sono personaggi di cui essere orgogliosi, come Garibaldi o Dante».
E anche di loro tratterà la seconda stagione, come Cazzullo ha rivelato al collega Renato Franco del Corriere della Sera, di cui il primo è firma storica e vicedirettore. Vedremo quindi «otto appuntamenti nei quali la storia si intreccia con la cronaca, l’arte e la cultura in appassionanti racconti che ci portano fino ai nostri giorni. Otto serate per conoscere ed interpretare gli avvenimenti accaduti in grandi “giornate particolari” per riscoprire i passaggi cruciali ma anche i protagonisti e le protagoniste che hanno contribuito a cambiare la storia del nostro Paese».
I misteri di Mussolini
Protagonista della prima trasmissione sarà Benito Mussolini – cui il giornalista già dedicò nel 2022 il suo Mussolini il capobanda. Questa sera approfondirà quanto accadde nelle ventiquattro ore del 28 aprile 1945, giorno della sua esecuzione. Proporrà quindi “un viaggio nell’Italia in guerra alla ricerca di tutte le grandi questioni che il Duce ha trascinato con sé, le teorie alternative sulla sua uccisione e l’affare dell’oro di Dongo, il tesoro confiscato ai fascisti e poi misteriosamente scomparso”. Con inedita attenzione al ruolo delle due donne che accompagnarono Mussolini nella sua parabola esistenziale: la moglie Rachele e l’amante Claretta Petacci.
Non sono solo gli uomini a fare la storia
Potremmo sintetizzare la novità di questo ciclo di Una giornata particolare in una frase: non sono solo gli uomini a fare la storia, ma se ne attribuiscono sempre i meriti. Vi verrà quindi approfondito, a seguire, anche il ruolo di Isabella di Castiglia, regina di Spagna, nell’impresa di Cristoforo Colombo, l’assassinio dell’imperatrice Sissi che scatenò l’odio di Francesco Giuseppe per l’Italia, l’importanza di Beatrice musa di Dante Alighieri in una giornata all’inferno, il ruolo di Anita Garibaldi al fianco dell’Eroe dei due mondi, di Elena, madre dell’imperatore Costantino, che abbracciò il Cristianesimo ben prima del figlio, e della potente Caterina de’ Medici. Per concludere col ruolo da protagonista che Chiara Capponi ebbe nella Resistenza e nell’attacco dei nazisti in via Rasella a Roma. E il racconto delle ventiquattro ore di queste “coppie” si svolgerà proprio nei luoghi che li hanno visti protagonisti, in omaggio alla loro bellezza. Il programma (prodotto da Stand By Me) è dunque “una passeggiata nel tempo, ma anche nello spazio”, con il contributo dei due inviati nella «storia» Claudia Benassi e Raffaele Di Placido.
Solo la storia “aiuta” la storia
Al di là della nota considerazione vichiana sulla sua ciclicità, la conoscenza della storia, di qualunque paese si tratti, è l’unica chiave d’interpretazione del suo presente e può diventare preziosa “bussola” per orientarne, o prevederne, il futuro. Storia che, nel suo racconto, ci propone sempre personaggi di indubbia statura e fascino. Basti pensare a quanto offra la storia antica di Roma, per quanto negli ultimi tempi vi si faccia spesso erroneamente riferimento.
A tale proposito, nel presentare il suo ultimo libro Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito, Aldo Cazzullo mette in luce come gli imprenditori del web si sentano gli imperatori dei nostri tempi. In un amichevole scambio di idee con Eva Cantarella, l’esperta di cultura greca e romana antica cara a tutti i classicisti – che Micol Sarfatti ha raccolto per Sette, il magazine del Corriere della Sera – Aldo Cazzullo si chiede perché Zuckerberg, Gates e Musk rivelino un’evidente fascinazione per l’antica Roma e in particolare per l’imperatore Ottaviano Augusto, riconducendola al concetto di comunità. L’imperatore è infatti il primo uomo a governare un’area immensa, dove i popoli battuti divenivano alleati e in cui i cittadini, pur non conoscendosi, condividevano lo stesso linguaggio che diventava il principale fattore di coesione; alla stregua di quanto accada oggi, virtualmente, nei social e a riprova di quanto l’Occidente moderno affondi le sue radici proprio nell’impero romano.
È proprio Eva Cantarella poi a sottolineare come la grandezza dei romani risiedesse nella “capacità di inglobare e nell’intelligenza di farsi amare dagli altri popoli” cui concedevano la cittadinanza, le terre e i diritti. Virgilio, per portare un esempio concreto, nacque straniero e divenne romano e, nello stesso tempo, fiore all’occhiello della propaganda culturale augustea. Stesso discorso potrebbe valere per Orazio che nacque nell’Italia geografica di oggi, ma colonia romana di allora, da padre “libero”, cioè ex-schiavo.
Anche il ruolo delle donne nell’antica Roma era “progressista” per quei tempi: molte donne studiavano, scrivevano e avevano il diritto di ereditare i beni paterni. Il maschilismo esisteva anche allora ma “la condizione femminile era tutt’altro che subalterna”. L’autorevole storica, giurista e sociologa del mondo antico sottolinea come “fino a pochi anni fa, i versi della strepitosa poetessa Sulpicia venivano attribuiti a Tibullo”. Ma non è questo l’unico caso femme savante nell’antica Roma, come la storia della letteratura ci insegna.