Le Monde per ChatGPT: il valore del giornalismo alla prova dell'intelligenza artificiale
La sede di Le Monde a Parigi

Tempi duri per OpenAi: dopo il fulmineo successo della sua ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa più famosa al mondo, come per tutti i virgulti, è sorto il problema della sua “educazione”. E l’onere (e l’onore) spetterà d’ora in poi a Le Monde. Ciò non vuol dire che ChatGPT d’ora in avanti parlerà francese: resta pur sempre una creatura californiana che, nel frattempo, ha imparato le lingue straniere molto meglio di quanto abbia appreso a selezionare i contenuti sulla base della loro affidabilità, soprattutto se recenti. Proprio per questo motivo memorizzare le pagine di uno dei quotidiani più autorevoli al mondo le garantirà quell’attendibilità cui aspira, oltre ad affinare la sua conoscenza di una lingua “straniera”.

Ma se da un lato la stampa francese le è corsa in aiuto (a fronte, beninteso, di un cospicuo accordo finanziario), non ha fatto altrettanto quella americana: Il New York Times infatti ha denunciato OpenAI, (e con essa Microsoft, che su Chat GPT ha investito miliardi di dollari per vantarne diritti), per violazione del copyright. Sulla base di questa esperienza ChatGPT potrà dunque citare sistematicamente Le Monde riportando in un link la fonte dell’informazione.

La sede del New York Times a New York
La sede del New York Times a New York

In principio era l’AI Act, la normativa europea sull’intelligenza artificiale

Jérôme Fenoglio, direttore di Le Monde, ha confessato recentemente a Stefano Montefiori del Corriere della Sera che tutto è partito da una clausola contenuta nell’AI Act, la normativa europea unica al mondo, che impone la richiesta di autorizzazione a “citare” articoli giornalistici. Consentendo così un esplicito diniego nell’utilizzo dei suoi contenuti che Le Monde ha inviato a tutti gli attori dell’intelligenza artificiale, pur nella piena consapevolezza che quanto negato già accadeva.

Ma il giornalismo – quella serio – ha un valore e non può essere gratuito: proprio questo è il principio dell’accordo tra Le Monde e OpenAI, i due baluardi tra passato, presente e futuro dell’informazione, stipulato all’indomani di una collaborazione similare tra OpenAi e l’agenzia di stampa americana Associated Press, la tedesca Axel Springer, e con il gruppo Prisa Media di El Pais.

La sede dell'agenzia di stampa tedesca Axel Springer a Berlino
La sede dell’agenzia di stampa tedesca Axel Springer a Berlino

Gli introiti generati dall’accordo contribuiranno così a rafforzare la solidità della testata francese che, come quelle italiane, non ricava più un bilancio dalla vendita delle copie cartacee ma dagli abbonamenti digitali e, in parte, dalla vendita dei loro spazi pubblicitari. Garantendo a Le Monde quell’indipendenza necessaria alla qualità del giornalismo che vige anche grazie a un 25% di azionariato incarnato da giornalisti (fra i 450 in forza tra sedi europea e americana) e collaboratori a vario titolo.

Jérôme Fenoglio, direttore del quotidiano Le Monde
Jérôme Fenoglio, direttore del quotidiano Le Monde

Un’informazione di qualità è necessaria alla democrazia

“L’idea che grazie ai social media chiunque avrebbe potuto produrre informazione, che quindi avrebbe smesso di avere un valore, poco male, è stata una follia. Produrre un’informazione di qualità è importante per la società, per la democrazia, e ha un costo. Certo, i motori di ricerca hanno aumentato la nostra visibilità, ma si sono anche accaparrati gran parte del mercato pubblicitario. Quindi la pubblicità non basta” ha dichiarato Jérôme Fenoglio al Corriere. Rivelando l’adozione di un regolamento per l’uso dell’intelligenza artificiale in redazione, sulla base dell’importanza di fattori quali umanità , sensibilità, esperienza, intuizione ed empatia. “Tutto il processo di elaborazione intellettuale che conduce a un articolo resta più che mai insostituibile, ed è affidato totalmente agli umani. Del resto gli articoli prodotti dall’intelligenza artificiale oggi sono terribili. Le immagini invece funzionano, ma non importa: la fotografia deve restare l’immagine reale di qualcosa che è accaduto nel mondo reale”.

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Di Antonio Facchin

Tecnico per la digitalizzazione dell'informazione (Immagini e testo), e per l'eventuale ricorso all'intelligenza artificiale nell'editoria digitale multimediale; di formazione classica con Laurea e Master in Scienze umanistiche (foto ©SimonaFilippini)

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