Mentre si decide come intervenire militarmente in difesa delle navi mercantili in transito nel Canale di Suez dagli attacchi dei guerriglieri Houthi di base in Yemen, il mondo ha appreso un’informazione di importante rilievo strategico. Che, per tutta la lunghezza del canale più trafficato al mondo scorre una serie di vulnerabili cavi sottomarini che, in fibra ottica, assicurano i collegamenti telematici tra l’Europa e il resto del mondo. E nel caso specifico, con paesi sempre più centrali negli “equilibri” in Medio Oriente. Offrendo così un nuovo bersaglio agli attacchi terroristici, strategicamente ben più importante del commercio via mare tra Oriente e Occidente.

Maurizio Molinari ospite di Giovanni Floris a diMartedì su La7
Maurizio Molinari ospite di Giovanni Floris a diMartedì su La7

La fibra ottica, arteria sensibile di strategia geopolitica

In Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno (RCS, 2023) il giornalista Maurizio Molinari, dal 2020 direttore de La Repubblica, traccia un quadro dei collegamenti sottomarini in fibra ottica sottolineando quanto il Mare nostrum sia un “crocevia” di informazioni in interscambio alla velocità di 210 mila chilometri al secondo, lungo 1,3 milioni di chilometri, su cui viaggia il 98% delle comunicazioni via web del mondo. Senza tuttavia tacerne la criticità. È infatti notizia recente che gli attacchi Houthi a ridosso del Canale di Suez abbiano danneggiato alcuni dei cavi che collegano molti paesi europei, africani e asiatici, di cui il più strategico è l’AE-1 Asia-Africa-Europa che con i suoi  25.000 km di lunghezza collega il sud-est asiatico all’Europa attraverso il Mar Rosso. Si è comunque appreso che i cavi tranciati appartengono al Seacom che, con 17.000 chilometri di tracciato, collega Sudafrica, Kenya, Tanzania, Mozambico, Gibuti, Francia e India. Ma non è ancora certo se il danno sia da attribuire a un sabotaggio o a un incidente di transito navale.

Suez, canale cablato

Nel Canale di Suez infatti, e in particolare in Egitto e nel Mar Rosso, corre la più importante, ma anche vulnerabile, arteria telematica del mondo: ben 16 cavi, poggiati sul fondale, alla mercé del passaggio delle navi mercantili per la bassa profondità del canale. Questi cavi permettono le comunicazioni civili, ma soprattutto militari, tra l’Italia e il sud-est asiatico fino alla Cina, lambendo gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita. Eventuali riparazioni potrebbero rendersi particolarmente rischiose in zone sotto il controllo dei ribelli. L’intervento richiederebbe infatti un presidio militare fisso e, come tale, bersaglio facile. Il sistema prevede tuttavia rotte principali con ridondanze; quindi, all’occorrenza, i dati possono essere dirottati, scongiurando danni permanenti agli operatori delle telecomunicazioni.

Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica e autore di Mediterraneo conteso
Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica e autore di Mediterraneo conteso

La rete sottomarina del Mediterraneo

La rete di cablaggio sottomarina che si articola lungo i fondali del Mar Mediterraneo permette anche l’interscambio di energia: alcuni cavi collegano infatti l’Italia alle reti elettriche dei paesi nordafricani da cui ne importiamo. Ma la stessa rete garantisce la sicurezza delle comunicazioni fra i paesi aderenti al Patto atlantico nel caso di operazioni d’intelligence e di difesa, fino alle operazioni militari. Rete di cablaggio che grazie all’EIG (Europe India Gateway) mette in connessione Regno Unito, Spagna, Portogallo, Gibilterra, Francia, Monaco, Italia, Grecia, Egitto, Oman, Emirati Arabi Uniti, India e Sri Lanka: una dorsale per comunicazioni digitali lunga 15 mila chilometri tra Europa occidentale e Asia del Sud.

Una sfida mondiale

Il Sea-Me-We-3 (South-East Asia – Middle East – Western Europe) collega poi l’Italia alla Tunisia, Algeria, Spagna, Francia, Turchia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, India, Bangladesh, Thailandia, Malesia e Singapore. “Questo sistema, come Molinari riferisce, assieme al Sea-Me-WE-6 in via di realizzazione è considerato da Washington come uno dei principali vettori di comunicazioni hi-tech per rivaleggiare con Pechino su scala planetaria“.

Anche il Sea-Me-We-4 (South-East Asia – Middle East – Western Europe) attraversa il Mediterraneo collegando l’Europa al Medio Oriente fino a Pakistan, India, Bangladesh, Sri Lanka, Malesia, Thailandia, Singapore e Indonesia. Infine Il TGN (Tata Global Network) collega diverse nazioni europee per conto di Tata Communication, e fra queste l’Italia con l’Egitto. Mentre l’I-Me-We (India – Middle-East – Western Europe) è dal 2010 il primo collegamento “mediterraneo” con Islamabad via India, Pakistan, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Spagna e Francia.

L’immagine di copertina è di Sparkle
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Di Antonio Facchin

Tecnico di marketing, esperto in comunicazione con la passione per l'editoria digitale multimediale. Di formazione classica con Laurea e Master in scienze umanistiche (foto ©SimonaFilippini)

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